San Primiano 14 - 16 maggio 2016
Costui era un giovane di Larino che per la sua incrollabile fede cristiana subì il martirio nella sua città, presso il Tempio di Marte, il 15 maggio 303 d. C., secondo la tradizione popolare, mentre i suoi fratelli Firmiano e Casto il giorno dopo. I tre santi, condannati a morte per rifiuto di abiura, erano già stati risparmiati dall’assalto delle belve feroci nell’arena dell’anfiteatro larinese, e perciò vennero uccisi per decapitazione.
Il culto di San Primiano a Lesina ebbe inizio nell’anno 842 dopo che i suoi abitanti, giunti in una Larino devastata dai saraceni e perciò abbandonata dai larinesi rifugiatisi nelle campagne, trafugarono il suo corpo e quello di suo fratello Firmiano, senza trovare quello di Casto. San Primiano divenne ben presto oggetto di profonda devozione da parte dei lesinesi per i numerosi prodigi a lui attribuiti, tanto da essere proclamato patrono. I suoi resti mortali e quelli di San Firmiano, suo fratello, rimasero nella cripta dell’allora Cattedrale della SS. Annunziata, sui cui fu poi costruita l’ottocentesca Chiesa Madre attuale, fino al 1598 quando vennero prelevati e traslati nell’omonima chiesa di Napoli, con autorizzazione pontificia. Dopo ben 402 anni, nel 2000 le reliquie dei due santi sono tornate a Lesina in seguito alla loro donazione fatta dall’allora parroco della SS. Annunziata di Napoli, padre Sebastiano Di Vincenzo, a don Matteo De Meo, nel contempo parroco dell’omonima chiesa di Lesina.
Prima dei cinque giorni dei festeggiamenti di metà maggio in onore di San Primiano martire, domenica 24 aprile 2016 avrà luogo alle ore 19:45 il trasferimento in processione del simulacro del patrono di Lesina dalla rispettiva chiesa ottocentesca alla Chiesa Madre della SS. Annunziata dove è stato collocato, all’inizio della novena, su un apposito trono addobbato e sistemato a destra dell’altar maggiore, mentre il simulacro della SS. Annunziata ha invece trovato posto su un analogo trono collocato però a sinistra del medesimo altare, dopo essere stato trasferito per l’occasione dal rispettivo altare dell’abside della testata destra del transetto dell’omonima chiesa.